I Romani: racconto di un’era

È solo dal II secolo a.C. che inizia a manifestarsi un’arte romana. Roma repubblicana è un forte organismo sia politico che militare per cui non aspira alla conoscenza speculativa bensì a quella pratica e concreta.

Roma e l’amministrazione della res publica

Nella sua fase di ascesa, che trova il suo culmine nella conquista della penisola e con l’espansione romana nel Mediterraneo, Roma esclude l’esperienza estetica dal sistema di valori della propria cultura. Solo l’architettura è vista come tecnica utile ai fini del governa della res publica e come ingegneria militare. La stessa religione non oggettiva il divino in immagini e non è contemplazione ma devozione ovvero pìetas e i suoi atti non vogliono la solennità tipica del tempio o l’evidenza del simulacro.

Dato che non esiste una tradizione estetica legata alla concezione della natura e del sacro, tutto ciò che è immagine viene considerato come pericoloso per il costume romano. Il cittadino romano prima di tutto un soldato e un politico per cui l’arte concepita come attività manuale e servile non gli appartiene anche perché potrebbe distrarlo dai propri doveri civili.

L’arte come rappresentazione dello ius romano

Proprio perché l’arte appartiene a quei popoli soggiogati da Roma, le opere d’arte qui portate costituiscono degni bottini di guerra e degni trofei di vittoria che vengono esposti nel foro quale testimonianza del valore romano. È così che viene delineandosi una nuova estetica ovvero l’arte come storia per immagini accessibile anche agli incolti: con i romani l’arte diventa per la prima volta arte di governo ovvero instrumentum regni. I romani utilizzano anche l’arte greca fondata sulla filosofia del bello, a scopo etico e politico per narrare la storia. I primi contatti di Roma con l’arte ellenica si hanno nel III secolo fino ad arrivare al I secolo quando con Augusto il classicismo diventa l’arte ufficiale dello stato.

Roma diviene quindi punto d’incontro e d’incrocio in cui il linguaggio dell’arte classica finirà per sciogliersi nella molteplicità linguistica del tardo-antico. La storia dello sviluppo monumentale di Roma inizia con le maestose iniziative edilizie del tempo di Silla e di Cesare di cui oggi restano il tempio di Vesta e della Fortuna Virile, il Foum Julii e la Basilica Giulia. Tutti monumenti in cui si amministrava la giustizia da parte dei tribuni e dei centumviri e dove si effettuavano consulenze legali, per cui gli edifici all’epoca volevano essere rappresentativi dello ius romano. Con l’avvento di Augusto si assiste a una trasformazione radicale per cui si ha il passaggio dall’austerità repubblicana al decoro ufficiale dell’Impero.